Denuncia: Gli orsi allevati nelle fattorie in realtà vengono commerciati illegalmente

22 agosto 2014

Un importante reportage del TRAFFIC, l'organo che monitora il traffico delle specie selvatiche, ha analizzato i dati sul commercio illegale di orsi in Asia – una situazione resa ancor più difficile dall'esistenza delle fattorie della bile.

Il dossier, finanziato dai fondi consegnati ad Animals Asia dalla Fondazione Myer e da un lascito di Elsie Quinn, si basa su una ricerca durata 12 anni e che si è svolta in 17 paesi, prendendo in considerazione 700 confische e oltre 2.801 orsi. Fra le rivelazioni più eclatanti spicca quella sugli orsi nelle fattorie della bile, che prima si pensava non giungessero qui a causa del bracconaggio, mentre invece sembra proprio che questa industria abbia dato una spinta alle vendite di prodotti a base di bile d'orso. 

Nel documento "Analisi delle confische effettuate in Asia (2000-2011)" si dice che:

“La produzione di bile nelle fattorie incrementa la disponibilità di bile d'orso e stimola la domanda dei consumatori. La pressione esercitata sui produttori, che vengono spinti ad allevare sempre più orsi, motiva i bracconieri a cacciare gli esemplari allo stato brado. I sostenitori dell'industria della bile ritengono che questa attività tutela gli orsi che vivono in natura, nonostante non ci siano prove che attestino gli effetti benefici di una simile pratica sulla fauna selvatica.

Inoltre, la stessa terminologia è piuttosto ambigua, dato che quando si parla di fattorie è implicita l'idea che gli animali vengano allevati in cattività".

Il reportage continua:

“Dato che gli orsi sostanzialmente non vengono allevati in cattività e le strutture dove avviene l'estrazione della bile  utilizzano quale risorsa primaria gli orsi catturati allo stato brado, la nozione di "sostenibilità" in riferimento a simili allevamenti per la produzione di bile e derivati appare fuorviante. Si sospetta che nelle province di confine, dove sono state effettuate numerosissime confische di orsi vivi (per esempio in Cambogia; 156, Laos; 26 e Thailandia; 15) erano probabilmente diretti nelle fattorie della bile di Cina e Vietnam." 

Caged bears in China

La fondatrice di Animals Asia Jill Robinson, ha dichiarato:

“Tutto questo avalla le nostre indagini e ricerche. Le fattorie della bile non si preoccupano affatto di salvaguardare gli orsi. Sempre più spesso gli orsi che salviamo in Vietnam sono gli unici ad essere trafficati tra paesi confinanti e  condotti in allevamenti privati o in Cina. Non ci sono testimonianze di orsi fatti riprodurre in cattività in Vietnam e la riproduzione, maggiormente diffusa in Cina, è ancora l’unica salvezza per l’industria della bile. Ci sono anche allevatori con grandi risorse per creare mercati di prodotti a base di bile contraffatti.

“Inoltre, non dobbiamo sottovalutare i problemi relativi all’animal welfare. Gli orsi, allevati o commerciati illegalmente, non soffrono meno di quelli a cui viene estratta la bile. In qualunque modo giudichiamo le fattorie della bile, esse hanno fallito e continueranno a farlo. I responsabili non stanno mettendo la parola fine a questo traffico, nè stanno eseguendo l’estrazione della bile in modo “umano”. Non esiste un metodo umano. L’unica azione che si possa definire tale consiste nel mettere la parola fine a questa industria.  

“Un altro aspetto positivo delle confische documentate in oltre dieci anni, viaggia parallelamente a una maggior consapevolezza acquisita sull'emergenza ambientale in Asia e in particolare in Cina. L’aumento della prosperità può aver allargato il mercato, ma credo che tutto questo sia contrastato da una maggiore conoscenza ambientale e, soprattutto, dalla crescita del sostegno alla campagna contro le fattorie della bile."

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Le indagini suggeriscono che tutti i paesi coinvolti devono dare vita a campagne di educazione e sensibilizzazione, strumento necessario per porre fine a questo traffico illegale. 

 

Inoltre, la ricerca dovrebbe arrivare a identificare valide alternative alla bile di orso e la promozione di esse dovrebbe essere portata avanti da chi acquista bile d’orso e dai medici professionisti.

 

In più, le campagne di sensibilizzazione dovrebbero essere sostenute da coloro che praticano la medicina tradizionale, per assicurarsi di non utilizzare gli orsi che compaiono nella lista delle specie protette.

Jill Robinson ha aggiunto:

 

“Questo è un documento estremamente importante. Siamo in debito con TRAFFIC per la loro professionalità e siamo felici di assistere a questa fondamentale denuncia. Inoltre, dobbiamo dare il giusto merito al grande lavoro e all’impegno delle autorità in tutta l’Asia per la loro instancabile dedizione alla lotta per porre fine al commercio illegale.” 

 

 

 


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